Comitato Territoriale

Torino

Sport & Plainair speciale Gaza: un ponte tra popoli

Nel numero di giugno della rivista realizzata dalla Fsgt storie di integrazione e cooperazione attraverso lo sport

 

Il numero di giugno 2025 della rivista Sport et plein air realizzata a pubblicata dalla FSGT-Fédération Sportive et Gymnique du Travail è dedicato interamente al tema della crisi di Gaza. "Numero speciale Palestina" è lo strillo in prima pagina, molta attenzione viene dedicata alla formazione degli operatori palestinesi che si è svolta nei mesi scorsi ad Allonnes, Sarthe.

L'articolo di apertura è dedicato proprio a questo tema, infatti in prossimità della stagione estiva, "otto animatori e animatrici del campo dei rifugiati del New Askar, nella periferia di Nablus in Cisgiordania, insieme a tre membri eletti del suo comitato popolare, hanno partecipato ad un tirocinio di formazione sportiva pensato dalla FSGT-Fédération Sportive et Gymnique du Travail ad Allonnes, Sarthe".

Lo scopo del'attività è l’insegnamento di tecniche pedagogiche inclusive, adattamento ad attività per persone disabili e per bambini, promozione dell'inclusione di donne nello sport, con l'attribuzione loro di nuovi ruoli. Il tirocinio punta i riflettori sull’organizzazione di giochi sportivi per non vedenti, bocce per non vedenti, pallavolo sulla sedia a rotelle, touch rugby e ultimate (gioco di squadra che utilizza il frisbee) che sono stati apprezzati dagli animatori palestinesi. Il progetto ha generato un grande senso di comunità e scambio culturale ma soprattutto l’idea collettiva di uno sport che possa unire, emancipare e ridare dignità anche nei contesti più disumanizzanti. "Insomma, lo sport deve essere per tutti: rifugiati, donne, bambini e persone con disabilità". In parallelo è stato pensato un progetto dal nome “Solidarité grimpe Palestine” che ha portato dodici arrampicatori palestinesi in Francia per imparare tecniche, creare legami e far nascere una federazione palestinese di arrampicata".

Una volta tornati in Palestina tali conoscenze hanno permesso l'attuazione del progetto "La solidarietà scala la Palestina", con la diffusione di nuovi giochi sportivi innovativi e inclusivi. La FSGT dal 1980 affianca il movimento sportivo palestinese, "con un approccio militante e solidale il quale sostiene un modello di sport inclusivo, educativo e accessibile a tutti, anche in condizioni di estrema difficoltà". L’associazione crede fortemente che lo sport possa creare legami sociali così da permettere la cooperazione tra popoli creando una visione comune e favorendo un miglioramento dei servizi pubblici sportivi, sia a livello nazionale, sia locale.

Lo sport, oltretutto, utilizza gli spazi scolastici promuovendo la partecipazione in maniera attiva. La panoramica dei partner internazionali che affiancano Fsgt è ambiziosa, nonostante le difficoltà e le violenze continue a causa della guerra. Mustafa Alaraj, coordinatore del centro giovani di Aïda, racconta che “Il campo profughi di Aïda è soggetto a incursioni notturne, arresti, perquisizioni di case, spari e gas lacrimogeni. Questo influisce notevolmente sul lavoro delle strutture locali, ostacolando l'attuazione di programmi sportivi, ricreativi ed educativi diretti prevalentemente ai bambini".  Nell'articolo si spiega che grazie al supporto di FSGT, vengono organizzate attività fisiche e sportive, accompagnamento psicosociale ed educazione ai diritti umani. Bambini, giovani e donne hanno uno spazio dove si sentono seguiti con cura. 

Ma perchè si continua ostinatamente a praticare sport a Gaza, nonostante le gravi difficoltà? A questa domanda cerca di rispondere un secondo servizio di apertura della rivista, del quale si occupa il giornalista palestinese Abubaker Abed: "Stadi e campi sono ridotti in macerie, ma si continua a giocare tra le rovine come forma di resistenza civile e coesione sociale. E' facile vedere bambini in tornei organizzati dalla popolazione o dall'associazione sportiva Fsgt".

“I gazawi continuano a giocare a calcio, a guardare i match sportivi e a commentarli - prosegue il giornalista palestinese - Quindi, la vera domanda è “lo sport può contribuire ad alleviare i mali della guerra?”. La risposta è sì, poiché oltre ad essere uno strumento di unione tra la popolazione, le attività sportive possono aiutare effettivamente le vittime dei conflitti armati per affrontare i loro traumi fisici e psicologici".

Daniela Conti, responsabile Politiche per l'Interculturalità e la cooperazione Uisp: "Il racconto di questo bellissimo progetto ci racconta ancora una volta come lo sport sia uno strumento di dialogo, di diplomazia dal basso, di socializzazione e riabilitazione fisica e mentale. Le notizie che arrivano dalle ultime ONG rimate nella striscia sono sconcertanti e ci auguriamo davvero di poter tornare in quel pezzo di Palestina per ricominciare a fare attività sportiva, a giocare con i bambini. Nel frattempo siamo davvero contenti che i nostri amici della FSGT proseguano il lavoro di formazione e contatto con i Palestinesi delle varie città intorno Gerusalemme EST"

Tra i servizi speciali che la rivista Sport et Plein Air dedica alla tragedia di Gaza c'è anche un articolo che risale a oltre quaranta anni fa, in occasione di una partita della nazionale di calcio della Palestina in Francia. Era il 1982 e quella fu una delle primissime partite giocate dalla nazionale palestinese. In occasione della partita si svolse un incontro tra Renè Moustard, allora copresidente Fsgt e Anwar Abu Eisheh, futuro ministro della cultura dell'autorità palestinese. Con questa occasione facciamo gli auguri a Renè che recentemente ha compiuto 90 anni e che per lungo tempo ha condiviso le battaglie per la pace in Palestina con Gianmario Missaglia, e Maria Dusatti(a cura di E.D.G)

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